Intervista di: Silvia Camnasio
Luca Moretto è l’artista della Vespa Venice, un gioiello che oggi è esposto in modo permanente nel museo Piaggio. Ma dietro a questa opera d’arte si nasconde dolore e ricerca.
Quando ho ascoltato l’intervista di Luca, ho sorriso perché con il sorriso me l’ha raccontata. La sua vita è simile a moltissime persone che hanno perso qualcosa. (Ne avevo già parlato qui, ti ricordi? se non hai mai letto questo scritto ti consiglio di farlo, ti farà capire meglio di cosa sto parlando)
Perdere è un verbo quasi mai positivo.
Eppure, nella maggior parte dei casi, quando la vita ci toglie le nostre risorse, siamo obbligati, per superare le difficoltà a trovare dentro di noi la forza, per andare avanti, per ricominciare.
E questo è esattamente ciò che ha fatto Luca Moretto.
Luca è un ragazzo normale.
L’arte lo accompagna fin da piccolino.
Appassionato di astrattismo, sente da sempre il desiderio di creare opere colorate ma rimanda sempre:” devo lavorare per adesso, un giorno lo farò…”
Vive la sua vita, il suo lavoro, giorno dopo giorno.
Il primo sfizio vero, se lo prende nel 1997 dipingendo la Vespa Pop, e soddisfa due passioni contemporaneamente: il colore e le due ruote.
Poi un incidente in moto gli cambia la vita.
Sembra una cosa da poco è il 1999, ma dopo 9 mesi di sofferenze indicibili, decide di farsi amputare la gamba sinistra dal ginocchio in giù, non può più vedere questo arto atrofizzarsi. Sente solo troppo dolore e nella speranza che la situazione possa finalmente migliorare, prende questa decisione.
Ma la situazione non cambia, anzi peggiora.
Il 1999 segna quindi una fine, o meglio un inizio.
L’inizio dell’artista vero che scoprirà dentro di sé nel 2006.
L’incidente toglie un arto a Luca dopo mesi di sofferenza. Ma non basta perché, oltre a questo, gli dona un compagno orrendo, presente sempre, giorno e notte.
E’ una costante che non lo abbandona mai e che gli fa compagnia come un’ombra, come un fantasma che non vedi, ma sai che c’è, anzi che c’era.
E’ lo spettro del suo arto che non si rassegna ad abbandonarlo.
E per fingere di esserci, duole, di un dolore orrendo, sordo, costante, continuo, martellante che ti toglie il fiato e la voglia di esistere e di fare qualunque cosa.
Non è un dolore normale. Nel suo peregrinare di dottore in dottore, viene definito come il caso più difficile al mondo, quello più grave mai incontrato ed irrisolvibile. Il suo “dolore da arto fantasma” non lo lascerà facilmente.
La ripartenza: Luca Moretto e il silicone
Ed è proprio da questo dolore che Luca riparte.
E quasi per caso scopre il silicone.
Decide di cominciare a dipingere ed acquista delle tele.
Arrivate a casa e sballate, il blocco dell’artista davanti al bianco che rimbomba, dura meno di un secondo.
In casa c’è del silicone in cartucce ed è un attimo, un amore a prima vista, una attrazione fatale e proprio così comincia tutto.
Le tele diventano il supporto perfetto per un materiale simile alla pelle umana, che puoi toccare e pasticciare senza che si deformi, morbido ed elastico, ma allo stesso tempo resistente ed immutabile.
Il colore poi esplode, nella trasparenza di questo materiale. Il contrasto delle forme in rilievo con il fondo piatto ad olio e acrilico, diventa originale ed irresistibile.
Ciò che mi colpisce dell’arte di Luca è che è fatta per tutti, perché coinvolge più di un senso. Non soltanto la vista, ma anche il tatto. L’udito, perché nella memoria quando vedi una Vespa d’epoca, ti viene immediatamente in testa il suo rumore borbottante, l’odore di miscela acre, il sapore dell’estate e del vento in faccia. Le sue opere calamitano la curiosità del pubblico, dai bimbi agli adulti, quando se le trovano davanti non riescono a trattenersi dal metterci le dita e sentire quella materia che densità ha. Lo stupore dipinto sul viso delle persone che si accende in un sorriso di emozione pura è la soddisfazione più grande per Luca.
Ma torniamo alla sua storia.
Le sue opere in silicone piacciono tanto da indurre Saratoga e Mungo (multinazionale svizzera) a sostenerlo e a supportare le su idee in alcuni progetti.
E grazie a questo successo, riesce a superare il suo tormento o almeno a renderlo più sopportabile.
Ma è questo il suo pensiero principale:il dolore!
E così ancora una volta Luca riesce ad affrontare questo molesto compagno cercando di sconfiggerlo facendo qualcosa di utile per lui e per tutti coloro che, come lui soffrono allo stesso modo.
Nel 2016 dona tre delle sue opere per la ricerca sul dolore cronico per l’ ISAL, una fondazione specializzata contro il dolore cronico, di cui per volere del Prof William Raffaeli (presidente fondatore della Fondazione di ISAL) Luca è anche un testimonial che possa dare un messaggio positivo per chi vive nel dolore di qualsiasi tipo.
Nel 2009 segue il restauro di un’altra Vespa su cui poi interverrà con la sua arte, abbandonando il silicone per un po’.
Nasce il sogno di Vespa Venice: l’opera d’arte che consacra Luca Moretto.
Nasce così la Vespa Venice che avrà un successo tale da farla girare per mezza Italia, fino ad arrivare in Russia, a San Pietroburgo per la mostra “la Vespa e il cinema“.
Termina il suo viaggio nel Museo Piaggio, uno dei luoghi storici dove Vespa diventa arte per ricordare a tutti quanto significato ha avuto (ed ha ancora oggi) questo semplice ma geniale due ruote.
E’ fin da subito una delle Vespa maggiormente ammirate, perché è viva!
In questa opera d’arte le linee di colore partono dallo scudo anteriore e arrivano alle scocche posteriori con un’allegria di tinte accese che hanno l’intento di far interagire il pubblico, di sensibilizzarlo.
E c’è proprio riuscito.
Rispecchia la sua personalità allegra, il suo desiderio di fare ridere (la felicità è l’emozione più bella no?) anche quando magari una fitta lo prende, e lui cerca di sdrammatizzare davanti agli amici, facendo battute e facce buffe.
Chi è presente non riesce a non ridere nonostante la drammaticità del momento.
Luca riesce a volare e la soddisfazione di vedere questo incredibile successo, gli consente di resistere.
Ma impazzisce dal dolore ed il dolore lo ossessiona.
Ciò che trovo affascinante in questo ragazzo è la leggerezza con cui parla di sé. La semplicità con cui ti dice:”bisogna guardare il lato positivo delle cose“.
Da questo atteggiamento imparo a non lamentarmi dei piccoli problemi quotidiani, a vedere la vita da un altro punto di vista, a pensare che le persone sono altro rispetto a ciò che si guarda.
Sono quello che sono grazie alla mia storia, il dolore mi ha trasformato ed è
per questo che sono riuscito a fare ciò che faccio. I miei colori in rilievo donano
emozioni e questa è la mia soddisfazione più grande!
E’ il non rinnegare nulla.
Quando penso che la sua amputazione poteva essere evitata, perché dovuta ad un errore medico, mi verrebbe in mente una persona piena di rancore, di astio nei confronti di coloro che gli hanno rovinato la vita (perché non si può certo dire che sia bello soffrire come soffre Luca).
Lui non sa cosa sia il rancore, non si guarda indietro se non per ricordare che si può andare avanti, sempre, si deve!
“Mi piacerebbe essere un esempio per coloro che si lamentano per tutto, per coloro che si abbattono per nulla” mi dice e… beh per me lo è già.
Le sue opere sono pezzi unici e nascono d’istinto, da un idea, uno sguardo ad un colore, una finestra che si apre, un pennello che cola, tutto è ispirazione.
Il mio sogno nel cassetto? La Vespa Venice 946
Gli chiedo qual è l’opera che vorrebbe ancora creare, quale sogno nel cassetto è ancora chiuso nel cuore.
La Vespa Venice 946 mi risponde.
E’ la Vespa più bella in assoluto che, a mio avviso sia mai stata fatta. Sognerei davvero di poterla realizzare e dipingere. Ho tutto il progetto già in testa. Mi manca solo lei, la Vespa 946. La Vespa Venice 946 interpreta proprio me stesso, il modo in cui grazie all’arte ho trasformato il mio dolore in colore. La parte frontale avrà linee di color nero, e man mano si “fermano” e ripartono colorate. E’ come se la Vespa fossi io, che vedo davanti a me il “buio del dolore” ma che senza paura vi entro, lo affronto e lo trasformo in colore. Il tema è potente, è una figata …
Lo senti l’entusiasmo? Riesci a rimanere indifferente a queste parole? Io non ci sono riuscita ed ho lasciato tutta la frase che Luca mi ha detto intatta.
E allora da questo blog, mi piacerebbe davvero poter lanciare un appello: collezionisti, perché non entrare nella leggenda e sponsorizzare questo meraviglioso progetto di Luca Moretto?
Piaggio, se ci sei batti un colpo!
Hai fatto la 946 contro l’AIDS, fai una 946 contro il dolore! Luca Moretto e ISAL potranno aiutarti a rendere questa meravigliosa Vespa, una Vespa speciale davvero!
P.S. Anche questo incontro è frutto della mia cara amica Gloria Vanni, giornalista e blogger speciale per me e per tutti coloro che hanno la fortuna di incontrarla.
Grazie Gloria, ti voglio bene!